venerdì 10 ottobre 2014

L'amarezza infinita di Gisella Introzzi, che cosa pensa del Pd e di Lucini e quello che ancora non sapevate: "Amo la mia città" lascia la maggioranza


Gisella Introzzi (Amo la mia città) da questa mattina è un ex assessore del Comune di Como. Si è dimessa (cosa rara in questo Paese) dopo aver appreso, ieri pomeriggio, che la delega a cui più teneva, quella alla gestione del personale, era stata affidata al nuova entrata in giunta, Savina Marelli (segretaria provinciale del Pd). In questa intervista, Introzzi descrive l'enorme delusione per quanto accaduto e annuncia l'uscita della sua lista dalla maggioranza in consiglio comunale.

Ha sentito come ha motivato il sindaco l'averle tolto la delega al Personale? Lucini dice che era più opportuno, anche per questioni di omogeneità, che lei avesse Attività produttive e Marketing territoriale.
"Ho sentito e ieri come oggi non ho condiviso le argomentazioni del sindaco, che ha sostanzialmente dichiarato la sua insoddisfazione per quello che ho fatto nel mio settore. E non mi metto a combattere se non ci sono le condizioni per lavorare bene, è una questione di dignità, coerenza e rispetto nei confronti miei e della lista che rappresento. Le dimissioni sono la ovvia conseguenza di questo ragionamento"

A Como come in Italia non si è abituati a un politico che annuncia le dimissioni e mantiene la promessa. Non avverte stupore intorno alla sua scelta?
"Sì, ma forse accade perché è difficile trovare persone che si buttano in politica in maniera del tutto disinteressata, come invece io posso affermare con certezza. Non solo non ho interessi personali o obiettivi politici e di carriera. Non ho mai fatto nulla per brama di potere o per ambizione verso qualche ruolo: le mie soddisfazioni me le sono sempre costruite in una vita di lavoro. La mia candidatura non è mai stata costruita su prospettive diverse, l'obiettivo era mettermi al servizio della città dopo aver lavorato in contesti lavorativi prestigiosi, proprio nell'ambito dell'organizzazione del personale, alla Borsa e alla Camera di Commercio di Milano per fare due esempi".

Si è fatta un'idea di cosa ha pagato per arrivare alla giornata di oggi? Le pressioni del Pd per estrometterla dalla giunta? La sfiducia del sindaco?
"Sicuramente ci sono state pressioni politiche verso di me, ma non è questo il tipo di politica che mi interessa. Di certo la debolezza intrinseca di una lista civica, in generale, ti porta a essere stritolato da certi meccanismi. E' vero che porta una ventata di novità e ti fa essere più vicino ai cittadini e alle loro richieste, ma poi l'assenza di una macchina organizzativa rende tutto più difficoltoso e alla lunga pesa. In questi 2 anni e mezzo ho fatto una grande fatica per realizzare una politica diversa, ma se è quella di un altro tipo che prevale allora non potevo starci. Se poi, scendendo dal piano politico a uno più semplice, il problema era che il sindaco non aveva più fiducia nel mio lavoro, era mio diritto accettare a modo mio quella valutazione. Capisco che non sia usuale tutto questo, ma dovrebbe esserlo".

Che sentimento prevale in lei ora, nel momento dell'addio?
"L'amarezza. Senza dubbio l'amarezza. Sarei ipocrita a dire che mi distacco dall'attività comunale con superficialità. E' un'amarezza che deriva dal fatto che io mi sento addosso la responsabilità di avere forse deluso le persone che mi hanno sostenuto e che sono state tante, con grande entusiasmo e generosità. Spero riescano a capire perché sono arrivata a questa conclusione. Inoltre, provo amarezza per le persone che mi hanno seguito in questi due anni in Comune per tante iniziative nuove e coraggiose nell'interesse della città. All'interno del Comune ho trovato persone molto ricettive e con un senso istituzionale forte, che mi pare siano anche state contagiate da un modo di lavorare diverso dal solito".

Rispetto al sindaco e alla scelta che Lucini ha compiuto nei suoi confronti che idea si è fatta?
"Lucini mi ha informato ieri, non prima, della decisione di togliermi la delega al Personale. E in quello stesso momento ho deciso. Sono convinta che o si lavora con fiducia reciproca, oppure non ha senso nulla. Lui è il sindaco, deve potersi muovere con responsabilità e autonomia. Ma alla sua scelta ha corrisposto il mio diritto di andarmene".

Metterla di fronte alla scelta già compiuta forse non è stato il massimo, visto che toglierle la delega al Personale era come dirle di accomodarsi fuori dalla giunta. Che ne pensa?
"Ha detto tutto lei. Mi pare possa capire perché ho agito così".

E "Amo la mia città" ora che farà? Uscirà dalla maggioranza in consiglio comunale?
"Le premesse delle prossime decisioni sono in un comunicato diffuso qualche settimana fa dai miei sostenitori. Lì erano descritte le prospettive nel caso si fosse verificata una situazione come questa (per la cronaca, se non avete cliccato il link sopra, si indicava chiaramente l'uscita della maggioranza in caso di addio all'esecutivo dell'assessore, ndr). Ne parleremo ancora tutti assieme, ma direi che la linea è in quel documento".

Si sente di dare un giudizio, sebbene a botta calda, sull'operato della giunta nel suo complesso?
"No, ora no. Tra qualche tempo sì, dopo una riflessione con più calma".



2 commenti:

  1. In pratica la situazione non l'ha capita. #gisellastaiserena

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  2. Gisella che fine hai fatto,un'altra che ha sperimentato che gestire la cosa pubblica non è come gestire in privato,metterai anche questa pessima esperienza nel tuo curricula???

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