lunedì 28 luglio 2014

A Ponte Lambro c'è chi difende l'amico Tavecchio. Si chiama Kossi, medico e scrittore nato in Togo


Persino la Fifa e l'Unione Europea sono intervenute per accertamenti sul caso del comasco doc, già sindaco di Ponte Lambro dal 1976 al 1995, Carlo Tavecchio, candidato al trono della Federazione Italia Gioco Calcio ma ora al centro di una bufera politico-sportiva mondiale per l'ormai celebre gaffe su calciatori africani e raccoglitori di banane (a questo link gli aggiornamenti che campeggiano ora sulla homepage di Repubblica.it, invece qui e qui trovate i pezzi di questo blog). Ma, come sempre, anche nelle vicende che trascinano l'ondata popolare in una direzione quasi unica e maggioritaria, spunta (dall'Africa) la voce controcorrente.

Che, nel caso specifico, è quella autorevole di Kossi Komla-Ebri, nato in Togo, 60 anni, laureato in Chirurgia, medico in servizio all'ospedale Fatebenefratelli di Erba, già candidato alle elezioni comunali della stessa città nel 1999 e poi nel 2001 alla Camera dei Deputati con l'Ulivo, studi in Francia, scrittore e studioso dei movimenti migratori su scala planetaria. Una personalità colta e raffinata, dunque, con saldissime radici africane a dispetto dell'ormai inevitabile - se mi permettete il neogologismo - "brianzolizzazione". Fenomeno che, peraltro, ha trovato da anni la radice nell'attuale residenza: Ponte Lambro, cioè lo stesso paese dove Carlo Tavecchio ha "imperato" per un ventennio intero sotto le insegne democristiane.
Ebbene, mentre il mondo attacca l'ex primo cittadino lariano e candidato numero uno a diventare il capo del calcio italiano, proprio Kossi Komla-Ebri, che Tavecchio lo ha conosciuto, spezza una lancia in suo favore. E rifiuta l'etichetta di razzista che mezzo mondo gli ha affibbiato, forte di una lunga conoscenza personale.
Questo il suo post integrale apparso su Facebook e intitolato "Il mio caro amico Tavecchio"

"In genere mi astengo dall'intervenire nei dibattiti mediatici. Ma devo lanciare una freccia in soccorso del mio caro amico Carlo Tavecchio, che ha avuto una frase infelice e sta subendo ora una gogna mediatica. Lo conosco da anni, era sindaco nel comune di Ponte Lambro, dove vivo. Con lui abbiamo fatto un gemellaggio con il Comune di Afagnan in Togo, dove abbiamo dato vita a una cooperativa di produzione di conserve artigianali di pomodori. Per il gemellaggio ha fatto venire qui in Italia il capo del villaggio e si è recato di prima persona nel Paese per vederne la realtà. Per anni ha aiutato diverse realtà raccogliendo fondi e attrezzature. Non penso che lo si possa liquidare semplicemente come "razzista" per una espressione fuori luogo. L'esperienza ci insegna quanto le nostre parole possono essere amplificate a piacere da chi persegue altri fini".

Amicizia, calcio, razzismo, stima, polemiche mondiali. Comunque la si pensi, quasi un romanzo. Tutto comasco.

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