martedì 23 settembre 2014

Fu un monastero, passò alla Finanza, finì in una clamorosa inchiesta: così rinasce l'ex Intendenza


Dopo una clamorosa inchiesta (risoltasi nel nulla) e da quel cumulo di teloni e calcinacci visibili oggi tra le vie Indipendenza, Raimondi e Diaz (foto a sinistra) uscirà qualcosa di molto diverso da ciò che avete conosciuto finora.

Il palazzo - gigantesco e storico - è quello che ospitò un tempo il Monastero delle Benedettine e poi, fino a pochi anni fa, l'Intendenza dell Guardia di Finanza di Como. Ma è verosimile che molti di voi abbiano fatto conoscenza con l'immobile per l'inchiesta in cui finirono alcuni assessori e tecnici all'epoca della seconda giunta Bruni per la rocambolesca cessione - nel cuore della notte, nel bel mezzo di un concerto di Jovanotti - di un "pezzo" di stabile alla società attualmente proprietaria (qui un riassunto della vicenda). Acqua passata, però: il fascicolo è stato archiviato senza alcuna conseguenza.

La notizia più fresca è che finalmente i lavori sull'edificio (di proprietà della società Como 2006 srl) sono ricominciati di buona lena. E - sotto lo stretto controllo degli uffici comunali e della Soprintendenza - oggi è più chiaro cosa diventerà l'ex monastero/Intendenza. Innanzitutto i lavori autorizzati sono per un restauro scientifico: il che significa che l'immobile non verrà modificato nel suo aspetto originario, che tornerà di fatto allo splendore antico.
Poi, dal permesso di costruire rinnovato nel 2012, dopo che il primo rilasciato da Palazzo Cernezzi nel 2008 era scaduto, e in base a una recentissima autorizzazione per variante, al piano terra - come a "cinturare" il palazzo - si apriranno soprattutto uffici o eventualmente negozi. Mentre ai piani superiori saranno ricavati appartamenti decisamente lussuosi. In totale, le unità immobiliari - tra soffitti in legno, grandi ambienti e sotto un tetto ricoperto esclusivamente da coppi tradizionali - saranno 49. Senza parcheggi all'interno e senza pannelli solari: entrambi proibiti dalla Soprintendenza perché troppo impattanti in caso di vista aerea.
Lavori da concludere al massimo entro 3 anni.

2 commenti:

  1. Le reti verdi a protezione sono ormai fuori dagli standard di sicurezza e salubrità in caso di lavori così impattanti. Prova ne sia il polverone che avvolge l'area durante le lavorazioni più complicate. Inoltre, cadono spesso resti e calcinacci. Andrebbero cambiate al più presto!

    RispondiElimina
  2. Lì di sera non si vede niente perché i lampioni sono mancanti!

    RispondiElimina