mercoledì 24 settembre 2014

"Stop alla liberalizzazione selvaggia del commercio" Consiglieri regionali comaschi oltre gli steccati


Uno dei provvedimenti che meglio di altri dimostra tuttora quanto il governo Monti fosse lunare rispetto alla vita reale resta la liberalizzazione totale del commercio introdotta con il famoso decreto "Salva Italia" varato nel 2011.

Con uno spirito in qualche modo comprensibile - ossia rendere meno rigida la normativa su aperture e chiusure di negozi e centri commerciali - l'ex premier varò la liberalizzazione degli orari del commercio, ossia la facoltà (almeno virtuale) per esercenti e titolari di poter tenere aperti i proprio esercizi 24 ore su 24, festivi inclusi. Risultato? Ovvio, in piena recessione: i "piccoli" non si sono quasi mai potuti permettere costi in più, soprattutto per il personale, per favorire l'acquisto di una brioche o di due ciabatte a mezzanotte di Pasquetta. E gli unici a trarne qualche beneficio sono state le grandi catene, spesso peraltro imponendo condizioni di lavoro estreme ai dipendenti.

Difficile, quindi, non applaudire al voto del consiglio regionale della Lombardia che ieri, con 61 voti favorevoli (Lega relatrice, centrodestra nel complesso ma anche Pd) ha approvato la proposta per arrivare allo stop degli orari selvaggi per tutto il comparto commerciale. Il documento approvato, in realtà, propone il referendum abrogativo della legge nazionale che ha tolto la capacità pianificatoria alle Regioni. In base alla nostra Costituzione, questa strada sarà effettivamente percorribile soltanto quando 5 Regioni avranno ufficializzato la stessa richiesta (siamo a 3 con Veneto e Molise). Poi la parola potrebbe passare alle urne.

La svolta non è dientro l'angolo, dunque. Bisognerà aspettare. Ma il fatto di vedere uno sforzo comune contro una stortura oggettiva in un settore così delicato da parte dei consiglieri comaschi anche di fronti contrapposti è un buon segno. 

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