domenica 14 settembre 2014

Il Corriere della Sera, Libeskind e il giovane architetto che sogna una Como libera dall'intellighenzia


Ho creato questo blog - che a breve diventerà sito vero e proprio - per ospitare storie come queste. Per infrangere in totale indipendenza le barriere invisibili ma spesso insuperabili che non mi avrebbero mai permesso di unire con un unico filo un giovane architetto di cui non so nulla, il Corriere della Sera e il gotha del professionisti comaschi.

Come vedete sopra, sul principale quotidiano italiano oggi ho scritto un lungo articolo sull'insurrezione di 10 tra architetti e studiosi di Como per la possibile installazione sulla diga foranea di una grande torre-monumento progettata da Daniel Libeskind in omaggio a Volta, in vista di Expo (qui il documento integrale, mentre qui l'intervista ad Angelo Monti). Tra i firmatari della lettera, figurano - per dare un'idea - gli ultimi 3 presidenti dell'Ordine degli architetti di Como. Ed è stato molto semplice dare voce a nomi così illustri su un tema - il rapporto tra Como, i comaschi, il suo paesaggio e i suoi monumenti - che non può essere ridotto a mera polemica estiva. 
Come sempre, in questa città, la politica non parla. Tace, invischiata in una soffocante rete di timori e inerzia, oppure aspetta la chiamata del giornale di turno. Non prende posizione, non esprime idee. Non esiste, in città, la propensione al dibattito. Ma a Como - credo - vive tale Michele Bollini, giovane architetto. Che, per me, potrebbe aver progettato intere città o due stuzzicadenti. Non lo so e non lo voglio sapere. Mi interessa quello che questa mattina mi ha scritto sul tema della torre, perché è interessante in sé e perché stimola il cervello con una riflessione radicalmente opposta a quello messa nero su bianco da quello che definisco "il gotha degli architetti comaschi". Davide contro una decina di Golia. Ma, con chiunque stiate, la sfida tra pensieri non produce mai sconfitti. Almeno qui.
Ecco lo scritto di Bollini, integrale.

"Caro Daniel Libeskind,
come cittadino comasco e giovane architetto di Como mi sento di doverti della scuse per quanto è stato scritto nel comunicato contro il tuo progetto per il monumento alla luce, in onore di Alessandro Volta. Devi sapere che non mi sento rappresentato dall'intellighenzia che lo ha firmato. Quelle parole esprimono tutta l'ottusità di chi non sa guardare oltre, di chi non sa cogliere nuove opportunità, di chi non viaggia più. di chi non si informa più, di chi non sogna più! Spero che la luce della tua opera, che io vorrei proprio lì, dove tu l'hai pensata, li illumini finalmente, facendoli uscire e facendoci uscire dal torpore in cui da troppo tempo ci costringono". 

Ditemi voi se questa storia non meritava di essere raccontata.

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