C'è un curioso altro lato della medaglia nel rovente dibattito in corso a Como sul monumento di Daniel Libeskind per la diga foranea.
Il progetto e il dibattito che stanno riempiendo le cronache, infatti, a volte fanno perdere di vista l'obiettivo originario dell'iniziativa promossa dagli "Amici di Como" in collaborazione con il celebre architetto: far battere alla città un colpo in vista di Expo, evento mondiale che per ora in città è sostanzialmente invisibile. Il che non significa che nessuno stia facendo nulla (penso soprattutto al progetto del Comune per Villa Olmo, alle molte iniziative del Teatro Sociale e a qualche spunto della Camera di Commercio). Significa, piuttosto, che - come sempre - tutto o quasi è stato delegato a iniziative private o confinate nell'ambito del pur legittimo "sfruttamento economico" di Expo.
Finora, però, a Como nulla ha solleticato l'immaginario collettivo e l'idea di partecipazione della città all'evento: Expo è totalmente assente dal punto di vista visivo. Che nella società dell'immagine attuale, è come dire che Expo non esiste.
Cantù, come quasi sempre, è diversa. Anche in questo caso ciò che di visivo si coglie è opera di privati, che avranno anche motivi di legittima promozione personale o aziendale. Ma sta di fatto che esiste qualcosa che in almeno due angoli della città porta alla mente l'idea di Expo, la stimola, la suggerisce, ne fa parlare fuori da cda e redazioni. Certo, si dirà che un enorme cucchiaio di legno (collocato dal patron della celeberrima azienda di mobili Riva 1920 proprio davanti all'azienda) o una gigantesca forchetta appesa alla parete di una palazzina (opera e intuizione dell'ex leghista Giorgio Masocco), comunque blitz isolati, non sono paragonabili al potenziale impatto di una torre di Libeskind dedicata ad Alessandro Volta sul lungolago di Como. Vero. Ma intanto, ancora una volta, Cantù - o meglio, due canturini - hanno battuto un colpo e hanno mostrato qualcosa che comunque una comunità intera - apprezzando o contestando - riconosce e discute.
Como, nel suo splendido e narcolettico ripudio dell'immaginario, cerca Expo tra le nebbie di Utopia.
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