Savina Marelli affronta pubblicamente per la prima volta i nodi del suo possibile ingresso nella giunta di Como e delle polemiche sul doppio incarico teoricamente vietato dallo statuto del Pd (è anche segretaria provinciale del partito). Questo spazio, che ha ospitato e ha espresso anche direttamente diverse critiche alla sua posizione, accoglie con soddisfazione il suo punto di vista pubblicando la sua intervista densa e, per certi versi, coraggiosa.
"Finora - afferma la Marelli - non ho voluto intervenire su questo tema per non creare ulteriore confusione. Ma posso dire le mie ragioni di fondo".
Partiamo dal tema caldo, quello del potenziale doppio ruolo di assessore a Como e segretaria provinciale del Pd. Lo statuto del partito non prevede i doppi incarichi, se non dietro deroga.
"Se volessimo guardare, esistono casi ben più illustri del mio ma non è questo il punto".
E qual è allora?
"Partiamo dalla segreteria. Meno di un anno fa scelsi di candidarmi. Ero l'unica e venni eletta anche perché ritenuta figura di garanzia tra le varie anime del partito. Con il consenso di chi mi votò, presi un impegno importante, peraltro non retribuito, e vorrei portarlo avanti come sono abituata a fare per tutte le cose che faccio".
Nel frattempo, però, le cose sono cambiate. E ora si profila un suo ingresso anche nella giunta di Como. Non sarebbe opportuno rinunciare a uno dei ruoli, visto che su questo tema il Pd è diviso?
"E' vero che il contesto è cambiato, ma è altrettanto vero che dal primo giorno in cui si è profilata la possibilità che io entrassi in giunta a Como, ho sempre detto che avrei voluto portare a termine il mio mandato nella segreteria provinciale del Pd. Non è una sorpresa".
Ma c'è l'aggravante - per così dire - che lei nemmeno è di Como, bensì di Mariano Comense. Non esprime una debolezza politica del Pd il fatto di non riuscire a indicare un nome per Lucini nel capoluogo?
"Può darsi, ma quello che è sicuro è che io sono stata individuata come figura adatta per diversi motivi, dalle competenze specifiche alla questione di genere. E non sono mai stata insensibile alle vicende di Como, pur abitando altrove. Inoltre, il mio ruolo avrebbe connotati particolari, basati sulle competenze più che sul radicamento territoriale. Non vedo problemi particolari in questo".
Resta il fatto che la potenziale deroga per concederle il doppio incarico non viene votata negli organismi di partito perché segreteria e assemblea provinciali sono spaccate.
"Non c'è la spaccatura enorme che descrivete. Ci sono, quello sì, opinioni diverse di cui va sempre tenuto conto. Ma è su questo punto che ora va fatta chiarezza da parte di tutti".
Si spieghi meglio.
"Io, accettando l'eventualità di entrare nella giunta di Como, lascerei il mio lavoro per un incarico di meno di due anni, che terminerebbe persino prima del mio mandato da segretaria provinciale. Ho dato una disponibilità personale, ma sempre a condizione che si trovi un consenso politico collettivo rispetto a questa situazione. Non ho scelto io di entrare per forza nella giunta di Como e ho sempre detto di essere pronta a farmi da parte nel caso in cui emergessero figure ritenute migliori o più adatte".
Ma non è accaduto. E il partito è comunque diviso. Ora che succede?
"Nulla. Io mi sono assunta pubblicamente delle responsabilità. Ora, per arrivare a una scelta condivisa, anche il partito intero deve assumersele. O almeno la parte che contesta il doppio ruolo, visto che un'altra metà non vede il problema. Se viene fuori una soluzione capace di unire tutte le ragioni, benissimo. L'importante è che non si usi questo argomento del doppio ruolo con altri obiettivi, come una leva per ottenere altro. Quello sarebbe inaccettabile".
Chiarissima. Ora la palla passa all'altra metà del cielo marchiata Pd, quella che non vuole Savina Marelli contemporaneamente segretaria provinciale e assessore a Como. Qualcuno parlerà? Qui spazio ce n'è, come sempre.
Sono io che penso male se dico che chi contesta l'eventuale doppio ruolo ambisce a occuparne uno dei due?
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