giovedì 14 agosto 2014

I dubbi devono valere per tutti: per i politici e per i volontari di "Como pulita". Ecco i documenti


Nei giorni scorsi ha suscitato un vivace dibattito e qualche polemica il post dedicato all'azione dell'associazione "X Como più pulita" intitolato ""E se i volontari avessero ridipinto la scalinata d'azzurro?"

Il concetto di base - volutamente provocatorio - era questo: nessun dubbio sull'elogio all'infaticabile attività di chi impegna il proprio tempo per il bene della città ripulendo scritte sui muri ed eliminando sporcizia, ma attenzione al rischio che la buona volontà possa (paradossalmente) trasformarsi in qualche eccesso di libertà artistica. Lo spirito, naturalmente, non era quello di soffocare tra lacci e laccioli burocratici l'attività dell'associazione, bensì quello di evitare il rischio che un giorno, improvvisamente, un privato o la collettività potessero trovarsi con la casa o il monumento del caso ridipinti a propria insaputa e senza un'autorizzazione ben precisa. Cosa che probabilmente non accadrà mai a Como, ma il pericolo, per quanto teorico, è talmente grande che a mio avviso va affrontato anche a livello puramente ipotetico e preventivo.

Siccome sono abituato a fare il giornalista con tre soli criteri - usare la mia testa, non accettare nessuna realtà come dogma e consultare documenti - sono dunque andato a recuperare il contratto stipulato tra l'associazione e il Comune di Como per capire esattamente quali fossero i criteri d'azione condivisi. 


Le pagine in questione sono quelle nelle foto in cima alla pagina.
Se leggete con attenzione, qualche sorpresina c'è: in realtà l'associazione non potrebbe intervenire in alcun caso (fatti salvi accordi diretti con i proprietari) su edifici privati (nella foto appena sopra, ritinteggiatura bicolore in via Volpi); dovrebbe sempre comunicare dove e come interviene (e per esempio sulla scalinata della stazione San Giovanni non risulterebbe essere accaduto e sarebbe gravissimo, cari amministratori); e non potrebbe intervenire su "superfici lapidee di pregio, quali ad esempio portali, cornici di finestre, fregi e decorazioni di ogni genere".
Qui sotto, i luoghi pubblici autorizzati, sempre previa comunicazione, da Palazzo Cernezzi.


In conclusione: bravi volontari, alcune zone (penso all'area del Cosia o al recupero di alcune targhe toponomastiche) hanno letteralmente cambiato volto in meglio grazie a voi. E anche alla stazione, la nuova scalinata (che personalmente non mi piace, ed è il punto: certi interventi hanno criteri oggettivi o soggettivi?) ha per moltissimi un aspetto migliore. Ma ribadisco: il rischio che, su questo esempio, un qualunque altro gruppo possa proporre idee simili al Comune ma (in ipotesi puramente teorica) un giorno, pur animato dalla migliori intenzioni, dipingere la Casa del Fascio di rosa non si può correre mai, neppure in astratto. Ecco perché - soprattutto a tutela degli stessi volontari - auspicherei qualche criterio più preciso per l'azione o, al limite, il rispetto letterale del contratto in vigore per i prossimi 2 anni. Tutto qui. 

E se qualcuno ritiene che abbia toccato l'intoccabile, io preferisco pensare a 360 gradi piuttosto che cedere all'adorazione acritica. Sempre, non soltanto per i politici, come è molto di moda, ma ogni volta che si tratta di beni pubblici. Altrimenti il lavoro del giornalista non avrebbe più alcun senso.

Nessun commento:

Posta un commento