mercoledì 13 agosto 2014

Il Comune le autorizza, la Regione le demonizza, l'Asl (cioè voi) paga 100mila euro di cure. Sale slot a Como


Può un'amministrazione comunale, qualsiasi amministrazione comunale, diventare anche tutore morale della presunta sanità pubblica? 
Alla fine, anche a Como, ogni discussione sul fiorire di nuove sale slot ruota intorno a questo quesito visto che è proprio il municipio che rilascia la licenza per l'avvio definitivo di un locale di quel genere. Naturalmente, il concetto di un "Comune etico" che possa in qualche determinare la vita economica dei suoi cittadini è qualcosa che spaventa e che forse giustamente è intraducibile nella realtà (quale etica? di chi? in base a quali leggi morali?). Ma la perfetta coincidenza di 3 fattori, in queste ore, evidenzia ancora gli enormi paradossi di una macchina pubblica che non può applicare leggi etiche alla vita della comunità e nello stesso deve ricorrere a suon di migliaia di euro i potenziali danni delle attività che essa stessa autorizza.

E siamo a oggi. Proprio ieri un pomposo comunicato della Regione Lombardia, annunciava una (giusta) iniziativa approvata dalla giunta di Roberto Maroni: di fatto, un regolamento che avrà come novità essenziale - quando e se approvato, tra molte settimane - l'obbligo dei gestori di chiedere un documento d'identità ai clienti (possono infatti entrare in queste sale soltanto i maggiorenni). Inoltre, la Regione (che pure a gennaio ha meritoriamente introdotto alcuni limiti sulle nuove aperture vicino a scuole, chiese, oratori e ospedali, e garantisce piccoli sgravi fiscali per chi rinuncia alle ultra redditizie slot nel suo locale) ha comunicato che "negli spazi in cui sono installate le slot potranno accedere psicologi delle Asl e interloquire con i giocatori chiedendo loro di compilare specifici questionari per studiare e approfondire le dinamiche del fenomeno". Su quest'ultima parte - che definirei barzelletta se fossi irrispettoso - tralascio ogni valutazione (lo vedete il medico Asl che entra nella sala slot affollata di giocatori, avvicina qualcuno di essi, magari dopo aver perso quale centinaio di euro, e chiede di compilare il questionario?). Però chissà, magari la nuova maxi sala slot autorizzata dal Comune di Como al civico 33 di viale Innocenzo (a pochi metri dall'altra, quasi all'angolo con via Benzi) potrà essere il primo banco di prova. Ne dubito. Ma ho un'altra certezza.

Mentre in città i luoghi per appassionati di "macchinette mangiasoldi" proliferano ovunque, l'Asl di Como tra il 22 aprile e il 13 giugno 2014 ha assegnato qualcosa come 7 incarichi esterni a medici ed esperti della lotta alle dipendenze dal gioco d'azzardo (tutte le attività di questo tipo, slot comprese) per 100mila euro (97mila e 400 per la precisione al centesimo). Incarichi che, va sottolineato, scadranno tra ottobre e novembre. E quindi immagino andranno poi rinnovati, salvo miracolosa sparizione del problema delle ludopatie.

In conclusione: da un lato, il Comune - come tutti i Comuni - rilascia le licenze per le sale slot in città. Dall'altro la Regione cerca, tra iniziative giuste e slogan, di fare la faccia feroce contro il fenomeno. E intanto l'Asl - cioè voi, serviva ricordarlo? - paga 100mila euro in 3 mesi i professionisti che dovrebbero debellare la piaga. Il tutto in un circolo vizioso potenzialmente eterno.
Una specie di terno al lotto dove nessuno vince mai.

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