martedì 12 agosto 2014

Ma se i volontari avessero deciso di fare la scalinata di San Giovanni tutta azzurra?


Si può ritenere bruttina, benché finalmente ripulita, la scalinata che conduce alla Stazione San Giovanni di Como, ridipinta ieri dall'associazione "Per Como Più Pulita" e, nello stesso tempo, non contestare più di tanto gli stessi autori? Credo e spero di sì, senza per questo sminuire il lavoro ammirevole dei volontari. 
Il punto, piuttosto, è un altro. Sul fatto che l'impresa dell'associazione sia meritoria e pregna di un senso civico perduto, non c'è dubbio. Nessuno, se non animato da uno spirito di sincero amore per la comunità in cui vive, si metterebbe a passare le domeniche a tentare di cancellare scritte, vandalismi e obbrobri vari dai muri di Como. Ma reso merito a quanto fatto finora, le fotografie della ritinteggiatura integrale della scalinata che conduce a San Giovanni mi hanno lasciato un po' così. 


Trovo personalmente il colore troppo chiaro, poco adatto a garantire l'uniformità visiva dell'intera scalinata sebbene in tinta con i grandi pilastri grigi della stazione stessa, tipico esempio di architettura di Regime. Nulla di grave, per carità, ma il trascurabile dubbio personale, a mio avviso, si presta a un interrogativo più ampio: chi decide con quali colori, quali criteri e quali conoscenze degli eventuali vincoli legislativi sui beni architettonici in questione l'associazione interviene a modificare l'aspetto di pareti, mura e scalinate? 

Il quesito - lo specifico ancora - non è affatto rivolto a contestare lo spirito dell'operazione "Como pulita" ma sorge spontaneo se si volesse sconfinare nel paradosso: e se ieri i volontari avessero inspiegabilmente deciso di dipingere d'azzurro la scalinata? Non sarebbe mai accaduto, è ovvio. Ma siccome ho notato che anche in altri lavori compiuti su facciate di edifici del centro storico, la scelta dei colori adottati per cancellare gli sgorbi dei writers e riverniciare grandi superfici potrebbe prestarsi a valutazioni contrastanti, forse sarebbe meglio conoscere prima, in alcuni casi, qual è il criterio d'azione stabilito da "Per Como Più Pulita". Almeno limitatamente ai beni su cui l'associazione interviene modificando lo status quo precedente, non certo quando si tratta esclusivamente di una ripulitura senza alcun cambiamento del manufatto interessato (penso alle ringhiere del Cosia o alle molte targhe cittadine finalmente ripulite da pennarelli e spray). 


E' anche vero che immagino come ogni singolo privato proprietario di abitazione colpita dai writers sia stato contattato e abbia dato il proprio consenso prima di far intervenire i volontari, soprattutto nel centro storico. Sarebbe impensabile che l'associazione si muovesse su luoghi così delicati senza linee guida o intese specifiche. Ma anche sui beni pubblici, per esempio, sarebbe opportuno conoscere prima quali sono le linee guida definite con Comune e Soprintendenza quando si colora un muro della città murata, automaticamente vincolato, oppure una grande superficie pubblica come quella della scalinata. 
Un piccolo passo che tutelerebbe tutti, a partire dall'amore per il bene comune dell'associazione (nella speranza che nessuno voglia liquidare il tutto con il classico "ah, vabè, allora tieniti i muri sporchi!").

3 commenti:

  1. Legittime domande le Sue. Provi a chiedere a quel signore con la barba che copre le tag con tinte di vernice spray che sono quasi peggio della tag stessa... è sullo stesso piano dei writer. Chi li autorizza a verniciare proprietà private? E se,per assurdo, i con domini preferissero avere le tag che pezze di colore fuori tonalità?

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  2. Ammetto che mi sono posto le stesse domande. Ho chiesto lumi in proposito al Comune, attendo la documentazione e poi ne scriverò. A presto.

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  3. Sono andato a cercare domanda e risposta: cosa c'è di interlocutorio nella risposta? domanda: chi li autorizza ad interventi su edifici privati? risposta: non il Comune.

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