Interpellato ieri, il sindaco di Como, Mario Lucini, ha seccamente smentito che si possano quantificare in circa 5 milioni di euro (come qualche maligno sostiene in maniera a questo punto infondata) gli ulteriori costi aggiuntivi per finire le paratie e il nuovo lungolago. Che, però, i conti finali sull'opera - ufficialmente già arrivati a 31 milioni di euro - siano ancora da definire con esattezza, è certo.
A dispetto del periodo agostano, infatti, a Palazzo Cernezzi sono ore di riunioni e verifiche sul destino del piccolo Mose (che già per questo nomignolo, visto quello che accade in Veneto, non è nato bene). Ancora l'altroieri si sarebbe svolto l'ennesimo faccia a faccia tra lo stesso primo cittadino e i due dirigenti coinvolti del progetto (Pietro Gilardoni, direttore dei lavori, e Antonio Ferro, responsabile del procedimento) per mettere un punto fermo sulla spese necessarie a saziare definitivamente l'ingordigia del "mostro" sul lungolago. Non sono ancora riusciti del tutto.
Sarebbero 3 i problemi in particolare, tutti legati al completamento della terza e ultima perizia di variante, quella espressamente voluta dal sindaco per modificare alcuni aspetti idraulici delle opere e prevenire ogni possibile rischio per la stabilità degli edifici. Si discute sull'esatta quantificazione economica di alcune opere secondarie (i materiali dell'arredo urbano, le nuove biglietterie della Navigazione), sulla questione delle riserve presentate a giugno da Sacaim (11 milioni) e sulla ulteriore rivendicazione della stessa impresa di una compensazione economica per l'aumento del prezzi di alcuni materiali nel corso dei lunghi anni di inattività del cantiere.
Inutile dire che la situazione non è facile, per Palazzo Cernezzi. Anche perché se è vero che ieri il sindaco ha respinto l'ipotesi che sia già certo un ulteriore esborso milionario ("A oggi non esiste una quantificazione definitiva dei costi, gli uffici stanno procedendo in queste ore"), è altrettanto vero che Lucini, con apprezzabile coraggio, ha aggiunto pure che "speriamo naturalmente di non dover aggiungere nulla, ma questo potrò dirlo con certezza soltanto alla fine dei conti e dei confronti con Regione e Sacaim". Questo significa, però, due cose: la prima è che, alle soglie di Ferragosto, la terza perizia di variante sul cantiere non è ancora pronta definitivamente (e la ripartenza a ottobre dei lavori è quindi più un auspicio che una sicurezza granitica). La seconda è che l'ipotesi di un ulteriore aumento dei costi non è da escludere in assoluto a priori. E - come accennavo prima - già si parte da un incremento secco di 20 milioni rispetto agli 11,9 con cui venne formalmente assegnata la gara a Sacaim nel 2006.
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