Martedì mattina era un giornata splendida a Como, cosa rara in questa estate tirchia. La città murata, abbagliata dalla luce del sole, sembrava quasi bianca. Stonava soltanto, in tanto candore, il rosso acceso del sangue che copriva il volto di una distinta signora di 72 anni.
La quale, peraltro, non risulta stesse facendo nulla di male. Semplicemente, intorno alle 10.30, passeggiava per la centralissima via Diaz, in piena forma come la descrive chi la conosce e chi l'ha vista in quel momento. Non si era banalmente avveduta di quelle mattonelle sconnesse che formavano nello stesso tempo una trappola e una buca. Dove, disgraziatamente, le è finito un piede. E dove è iniziata una caduta senza colpe. Ma forse, fino a qui, qualcuno la storia la conosceva.
Quello che nessuno conosceva è l'esito clinico di quell'infortunio dovuto alla scarsa manutenzione del selciato. Ve lo posso descrivere io, grazie a chi mi ha informato con grande gentilezza: 5 punti di sutura sopra un occhio, perdita abbondante di sangue, un polso fratturato, un ginocchio con lividi e contusioni steccato al Pronto soccorso. Trenta giorni di prognosi. Trenta. Roba che nemmeno negli incidenti stradali.
Vi faccio una domanda, che poi è la domanda che immagino faranno i parenti della sfortunata donna al Comune di Como: siccome sono anni che si segnalano queste mattonelle rotte e sconnesse in città murata, dovremo per forza vedere altre mamme insanguinate e ingessate perchè siano sistemate?
Ps: per eventuali segnalazioni simili Comozero@mail.com
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