martedì 5 agosto 2014

E il Comune si inventò dal nulla il custode del palazzetto fantasma


Qualcuno forse ricorderà l'enorme polverone che si alzò qualche anno fa sulla sciagurata gestione degli alloggi (circa 700 in tutto), dei box e posti auto (oltre 100) e dei vari locali commerciali di proprietà del Comune di Como. Tra 2010 e 2011 venne alla luce una situazione disastrosa, tra morosità lunghissime, contratti inesistenti o scaduti da anni, vere e proprie regalìe diffuse.

Da allora, a dire il vero, la situazione non è cambiata moltissimo, anche se va dato atto all'attuale assessore Marcello Iantorno di avere almeno avviato una sistemazione di quella giungla (sui risultati di massa aspettiamo ancora un po', il lavoro è lungo). In questo quadro, però, quello che è accaduto negli ultimi 7 mesi al palazzetto di Muggiò ha davvero dell'incredibile. 
Dalla fine del 2013, come noto, quel monumento alla vergogna è chiuso e la gran parte delle società sportive che lo frequentavano si è trasferita al Palasampietro di Casnate, grazie a un accordo tra le due amministrazioni.


Eppure, qualcuno, là dentro, c'è ancora. Anzi, ci è entrato da poco, grazie a una generosa scelta dell'amministrazione.
Secondo quanto è stato possibile ricostruire (le carte ufficiali sono pochine...) chi c'è è stato messo - non si sa bene con quale criterio - più o meno esattamente nel giorno in cui il palazzetto di Muggiò è stato chiuso. La logica della decisione sarebbe stata questa: "Non possiamo lasciare la struttura chiusa e non sorvegliata, mettiamo un custode". In astratto, un concetto persino comprensibile, se non fosse che Palazzo Cernezzi già si affida ad altri servizi di vigilanza. Il tutto, poi, diventa come minimo (ma proprio come minimo) curioso se si pensa che Palazzo Cernezzi ha lasciato letteralmente marcire per anni il palazzetto (negli ultimi periodi pioveva dentro, vi erano parti transennate, decadenti, pericolose, i bagni erano ripugnanti) salvo poi inventarsi una nuova custodia a palasport inagibile, piazzando un dipendente nell'appartamento a fianco (piccolo inciso: alla richiesta di conoscere la scadenza del "contratto", l'importo mensile d'affitto, la suddivisione dei costi per le utenze, nessuno dal Comune ha ancora saputo rispondere).

A dire il vero, sembra che la cosa sia stata sostanzialmente subìta dall'assessore Iantorno, che avrebbe ingaggiato da tempo una lotta con la burocrazia interna al Comune per cancellare subito quella situazione palesemente irrituale e che, peraltro, va esattamente nella direzione opposta della regolarizzazione di affitti e concessioni varie. Ma, intanto, le cose stanno così: il palazzetto è chiuso, il custode del nulla è entrato (senza colpe, per carità) nell'appartamento di servizio proprio nei giorni della sua inagibilità, e i documenti  per ora sono merce rara. Fate vobis.

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