sabato 2 agosto 2014

Nei mesi dell'appalto paratie il top manager di Sacaim pagava mazzette per lavorare


Lo spaccato che emerge dai verbali di interrogatorio di Pierluigi Alessandri, ex amministratore delegato della veneziana Sacaim e nipote del fondatore dell'azienda stessa, è angosciante.

Torchiato dalla Procura di Venezia nell'ambito della maxi-inchiesta sulle tangenti per il Mose, quella che ha portato in carcere l'ex presidente della Regione, Giancarlo Galan, Alessandri avrebbe rivelato un episodio che avveniva esattamente a cavallo tra i mesi in cui l'azienda (poi finita in amministrazione controllata nel 2011 e infine rilevata dal gruppo Rizzani-De Eccher) otteneva a Como l'appalto per le paratie antiesondazione (aggiudicato per 11 milioni e 900 mila euro e ora salito alla vertiginosa cifra di 31) e quelli del primo colpo di piccone.

Come riportano tutti i giornali veneti e molti nazionali (qui l'edizione regionale del Corriere della Sera), infatti, nel 2007 Sacaim era già soffocata dai debiti e con poche commesse. Per questo - in particolare secondo la ricostruzione del quotidiano di via Solferino - un disperato Alessandri (ora indagato) bussò alle porte di Galan con questa domanda: "Siamo in difficoltà e non ho commesse. Ho bisogno di aiuto, non è che mi puoi fare arrivare qualche lavoro dalla Regione Veneto?". La risposta dell'allora governatore Galan, secondo quanto riferito dallo stesso ex manager di Sacaim ai pm, fu sostanzialmente questa: "Devi entrare nella cerchia degli amici". Un ingresso che poi sarebbe costato oltre 200mila euro al manager di Sacaim, tra denaro sonante e lavori realizzati gratis. 

Tutto questo, come detto, accadeva nel 2007, pochi mesi dopo l'aggiudicazione definitiva dell'appalto per le paratie da parte del Comune di Como alla stessa impresa Sacaim (gennaio 2006) e ancor meno settimane prima dell'avvio dei lavori (8 gennaio 2008). Di tangenti e mazzette a Como non s'è fortunatamente vista l'ombra (ma si attende la Corte dei Conti) mentre Sacaim, ora controllata dalla Rizzani-De Eccher, sul lungolago c'è ancora. Ma quell'uomo disperato che emerge dalla carte veneziane, qualche brivido postumo lo mette.

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