martedì 30 settembre 2014

Lavoratrice licenziata verbalmente: il giudice la reintegra. A Como l'articolo 18 vive, lotta e vince


In un momento storico in cui l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è nuovamente nella bufera (cliccando qui, perché il premier Renzi vuole abolirlo) proprio dal Tribunale di Como arriva una storia che ne vede l'affermazione prepotente.

La vicenda - resa nota dalla Cgil comasca - riguarda la dipendente di un'azienda che il 24 settembre scorso è stata reintegrata dal giudice del lavoro al suo posto dopo un licenziamento verbale del datore di lavoro. 
Tutto accade il 10 luglio 2013, quando, rientrata in ufficio dopo un periodo di malattia, la lavoratrice viene "cacciata" dal suo posto di lavoro soltanto a parole e senza alcun altro atto scritto del principale. Il 4 settembre successivo, la dipendente intenta una causa civile, sostenendo la non validità di quel licenziamento. Il datore di lavoro si oppone affermando che sarebbe stata la stessa lavoratrice ad assentarsi senza alcun motivo dal suo posto a partire proprio da quel fatidico 10 luglio.

Il giudice del lavoro del Tribunale di Como, Laura Tomasi, ha però dato ragione alla dipendente per tre motivi essenziali: un telegramma spedito dalla lavoratrice all'azienda nei giorni successivi al licenziamento, nel quale testimoniava di essere sempre a disposizione per tornare a svolgere le sue mansioni; un teste che ha affermato di aver parlato con il datore di lavoro e aver chiaramente inteso l'intenzione di licenziare la collega; e infine, a smentire la tesi che la dipendente si sarebbe assentata volontariamente, l'assenza di atti di ricerca della stessa da parte del datore di lavoro, che pure avrebbe avuto tutto l'interesse a reperire la dipendente e almeno intimarle di tornare in ufficio.

Per tutti questi motivi, dunque, il giudice - proprio sulla base dell'articolo 18 - ha ritenuto illegittimo il licenziamento verbale della lavoratrice e ne ha imposto il reintegro in azienda (con relativo risarcimento degli stipendi arretrati) o, in alternativa, nel caso la dipendente non intesse più riprendere il suo posto, la corresponsione di ulteriori 15 mensilità. 
Insomma, il messaggio per Matteo Renzi è chiaro: a Como l'articolo 18 vive, lotta e talvolta vince.
Cliccando di seguito trovate la sentenza integrale.

Nessun commento:

Posta un commento