martedì 2 settembre 2014

"Lucini ha messo le pinne, tutti zitti". L'addio di Parolario e il vergognoso silenzio della politica


La città di Como può perdere Parolario, almeno in parte, già l'anno prossimo a favore di Cernobbio. E non esiste un solo politico del Comune di Como, non dico di maggioranza (il silenzio atavico dei consiglieri su qualsiasi tema è qualcosa che rasenta il surrealismo) ma nemmeno di minoranza (fatta eccezione per Marco Butti, che ha chiesto le dimissioni dell'assessore alla Cultura, Luigi Cavadini) che si senta in dovere di dire una parola.

L'affermazione del presidente di Parolario, Glauco Peverelli, che oggi compare a pagina 15 de La Provincia (testuale: "La prossima edizione? Speriamo sempre a Villa Olmo ma siamo aperti a valutare anche la possibilità di organizzare parte dell'evento fuori Como, magari a Villa Erba come già avvenuto in passato") scivola via così, come acqua sui muri di Palazzo Cernezzi. Con la maggiore manifestazione culturale della città che, nel caso migliore rischia di spezzettarsi in balia degli eventi. Nel caso peggiore, potrebbe ammainare il vessilo e navigare verso acque migliori (quelle di Cernobbio, sul fronte culturale, forse le migliori di tutta la provincia, peraltro).

La posizione di questo spazio giornalistico sull'assessore Cavadini è già stata chiarita: a due anni di distanza, salvati una buona serie di eventi minori, si può definire fallimentare. E così la pensano in tanti. Ma questo, a destra come (soprattutto) a sinistra, non crea dibattito, non suscita prese di posizioni ufficiali di liste, partiti, consiglieri, assessori. Nulla, il silenzio. Qualcuno ha persino il coraggio di dire che non si può dire nulla "perché il sindaco è in vacanza". Come dire che un'intera maggioranza politica, fatta teoricamente di coscienze, menti e intelletti, sospende ogni attività, ogni spirito di intervento nella vita pubblica perché Lucini ha messo le pinne. E' qualcosa che fa più male delle polemiche stesse sulla mostra, su Parolario, su Orticolario eccetera. E' il sintomo di una lontananza siderale degli amministratori dalle centinaia di persone che ogni giorno su questi temi culturali si confrontano, parlano, partecipano, si arrabbiano, applaudono. Ma il Palazzo no. Il Palazzo è muto, sordo, cieco.

Il palazzo tace e si consuma in eterne riunioni da cui escono slogan mai così risibili sul "futuro turistico Como" oppure, peggio, dichiarazioni senza nome né volto. E si va avanti così: con mostre zoppicanti, bandi deserti, spostamenti di calendario, cittadini trattati da sudditi o buoi: si siedano in giardino, a Villa Gallia, e ringrazino che vedono il lago. Tanto ci sarà sempre "una riunione domani" nella quale non si deciderà nulla.
Mai un'autocritica, mai una critica, mai uno spunto genuino, una dimostrazione di individualità pensate. Solo numero e titoli di giornale. Stop. 
Ma la politica - soprattutto la politica culturale - a Como a cosa è ridotta? Solo a silenzio, conventicole e bottoni schiacciati? Avanti, consiglieri, segretari di partito, assessori: date un segno. Dite cosa pensate. Fateci capire se vedete la realtà che vi scorre davanti agli occhi o una cecità irreggimentata e senza orizzonte dovrà condannare una città intera, oltre al vostro operato, quando sarà troppo tardi.

5 commenti:

  1. Provi a seguire i due link in fondo alla pagina... sembra un'ironica beffa.

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  2. http://www.culturacomo.it

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  3. Sono solo un umile ma attento osservatore, che non si stupisce ormai più dell'altrui cecità e dilettantismo in svariati campi.

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