sabato 18 ottobre 2014

Niente quorum e drastica riduzione dei costi: l'idea (a doppio taglio) di Rapinese per il referendum su Libeskind


Rumors di Palazzo Cernezzi danno il capogruppo di "Adesso Como", Alessandro Rapinese, all'opera per tentare di rendere meno complicata l'impresa tutt'altro che agevole del referendum consultivo sulla posa del monumento di Libeskind.

Dopo il via libera assicurato al quesito dalla commissione tecnica comunale, mercoledì è previsto un passaggio sostanzialmente solo formale in giunta della questione. Poi si aprirebbe la "fase B" di avvicinamento alla consultazione diretta dei comaschi sul quesito "Vuoi che venga installato il monumento The Electric Life sulla diga foranea?". Un percorso lungo e oggettivamente non semplice. Basti pensare che per arrivare all'apertura delle urne, il comitato referendario promosso da Rapinese dovrà raccogliere circa 4mila firme valide a cui poi seguirà l'apertura di circa 72 sezioni elettorali in tutta la città con relativa stampa di materiale informativo e tecnico assortito. Una partita che potrebbe costare all'incirca 100mila euro per un referendum che, comunque, non sarà vincolante per la giunta e che per i soli tempi tecnici potrebbe svolgersi addirittura in primavera. Ossia quando - salvo stop all'iniziativa ad oggi non prevedibili - la diga dovrebbe essere in gran parte già rifatta e l'opera prossima all'installazione.
Qui si inserisce l'idea del capogruppo di "Adesso Como".

Rapinese, infatti, starebbe valutando la presentazione di una delibera consiliare per raggiungere almeno due obiettivi: eliminare il quorum del 40% dei votanti, a oggi necessario per proclamare la validità del voto (anche se puramente consultivo), e ridurre drasticamente i costi del voto. Nel primo caso, la proposta di delibera potrebbe chiedere l'abbassamento o forse la cancellazione totale del quorum per tutti i referendum consultivi. Nel secondo, l'idea sarebbe ridurre le sezioni elettorali oggi previste per ogni appuntamento elettorale a Como da 72 a 9 o poco più, di fatto coincidenti con le sedi delle ex circoscrizioni. Una mossa che oggettivamente abbasserebbe le spese pubbliche per l'organizzazione.

Le incognite verso questo percorso, però, non mancano. Innanzitutto, Rapinese dovrebbe raccogliere almeno 7 firme di consiglieri comunali per presentare la delibera (obiettivo conseguibile con una certa facilità). Il fatto, però, è che poi sarà proprio il consiglio comunale ad esprimersi sul documento, e qui Rapinese dovrebbe pescare ben più di un appoggio anche tra i consiglieri di maggioranza, cosa tutt'altro che sicura. Se riuscisse, il capogruppo di Adesso Como, conseguirebbe certamente una bella vittoria politica, ma poi avrebbe quasi l'obbligo tassativo di portare la sfida del referendum fino al suo atto concreto. Se, invece, l'aula bocciasse le proposte, allora il referendum resterebbe la montagna da scalare che si presenta oggi. Forse così invalicabile da consigliare di evitare la lunga ed estenuante marcia verso il voto.
L'arma della chiamata dei comaschi alle urne contro Libeskind, insomma, per ora presenta una sola certezza: il doppio taglio.

2 commenti:

  1. ma mi chiedo? Qualcosa di più utile tipo del volontariato per riempiere un vuoto esistenziale???? se rinasco rinasco Rapinese...quanto bel cazzeggio...fiumi di parole.... e pochi fatti.

    RispondiElimina
  2. Cambiare le norme per assecondare il proprio interesse: non bastava già uno specialista delle leggi ad personam?

    RispondiElimina