domenica 19 ottobre 2014

"Qui a Como noi facciamo così". Il discorso di Pericle agli ateniesi ribaltato da un architetto. Ne esce una città chiusa, egoista, opportunista


Con il discorso di Pericle agli ateniesi consegnato ieri a tutti i colleghi, il consigliere comunale del Pd, Gioacchino Favara, ha probabilmente dato un spunto diretto all'architetto comasco Sergio Beretta.
Nessun nesso, tra i due. Ma se ieri l'esponente dei dem a Palazzo Cernezzi aveva chiaramente diffuso quel celebre testo per sottolineare maliziosamente le enormi differenze che egli vive e vede tra la Atene del 461 avanti Cristo e la Como del 2014 dopo Cristo, Beretta compie un'azione diverse. E ribalta completamente l'immagine di città forte, libera e democratica che offriva Pericle nel suo discorso, restituendo l'immagine capovolta di una Como chiusa in se stessa, egoista, piegata sull'interesse personale piuttosto che per la cosa pubblica (o utilizzando la cosa pubblica). Immagini forti, provocazioni intellettuali, stimolo a un dibattito pubblico sull'anima della città. 
O forse soltanto cruda verità? 

Vi lascio al testo integrale scritto da Sergio Beretta.

Qui a Como noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i pochi invece dei molti: e nonostante questo viene chiamato democrazia.
Qui a Como noi facciamo così.
Le leggi e le norme qui le interpretiamo a seconda della convenienza, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’opportunismo.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire la Città come un atto di privilegio come una ricompensa al servilismo e la povertà costituisce un impedimento. Sempre.
Qui a Como noi facciamo così.

La libertà di cui crediamo di godere si estende anche alla vita quotidiana; noi siamo sospettosi l’uno dell’altro e infastidiamo il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi non siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace ma, se ci riuniamo in un’associazione e imponiamo alla Città le nostre volontà, allora la Città ci renderà la vita facile.
Un cittadino comasco trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto si occupa dei pubblici affari per assolvere ai suoi desiderata personali.
Qui a Como noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i luoghi che fanno della nostra Città una perla nel mondo pensando solo all’oggi mai al futuro.
E ci è stato anche insegnato di piegare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso se ostacolano il nostro tornaconto.
Qui a Como noi facciamo così.
Un uomo solo che si interessa allo Città noi non lo consideriamo coscienzioso, ma sovversivo; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui a Como siamo in grado di giudicarla, ma guai ad aprire un vero dibattito pubblico!
Noi consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia, ma non nei programmi elettorali.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto dell’amicizia interessata, ma l’amicizia sia solo il frutto dell’opportunismo.
Insomma, io proclamo che Como è la scuola dell’Insubria e che ogni comasco cresce sviluppando in sé una facile versalità, la sfiducia in se stesso, la prontezza a sfruttare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è chiusa al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero quando presentato da nostri amici.
Qui a Como noi facciamo così.

1 commento:

  1. la si potrebbe adattare ad ogni singola città italiana, ad ogni singola provincia, regione ... è la foto dell'Italia attuale ..peccato e pensare ceh ravamo una fra le nazioni più sviluppata al mondo

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