lunedì 13 ottobre 2014

Oltre i numeri: chi ha vinto e chi ha perso alle elezioni provinciali secondo Comozero


Chi ha vinto e chi ha perso - al di là dei risultati ufficiali - alle ultime elezioni provinciali secondo Comozero.


CHI VINCE

Maria Rita Livio
- Al di là di qualche (pur legittimo) trionfalismo, non sfugge a nessuno che in realtà il sindaco di Olgiate Comasco è diventata presidente della Provincia per il rotto della cuffia (circa 1.300 voti ponderati di differenza con lo sfidante di centrodestra, Andrea Maspero). Segno di una candidatura forse non ottimale, più improntata all'usato sicuro rispetto al renzismo alternativo che proponeva la metà del Pd che puntava sul sindaco di Albese, Alberto Gaffuri. Però, alla fine, contano i numeri: e su questo terreno, non solo Maria Rita ha comunque vinto le elezioni. Ma ha pure una potenziale autosufficienza in consiglio provinciale grazie a 6 eletti della sua lista, che si sommeranno al suo voto in aula. Per il rotto della cuffia, forse. Ma la sua vittoria pare destinata a essere più pesante domani rispetto a ieri.

Fiorenzo Bongiasca - Centrotrenta chili di peso, 5.991 voti. Infiltrato non proprio invisibile, per stazza e provenienza politica (Ncd) nella lista del centrosinistra, ha fatto un pieno di consensi impressionante. Secondo molti, la sua candidatura nella lista del centrosinistra è uno dei veri fattori che hanno fatto pendere la bilancia della presidenza verso Maria Rita Livio. Con lui, vince anche la capogruppo di Ncd a Palazzo Cernezzi, Laura Bordoli. Resta da capire che fine farà il partito spezzato in due, che ha perso per strada i consiglieri comunali di Como Enrico Cenetiempo (nella lista di Forza Italia) e Francesco Scopelliti.

Savina Marelli - La segretaria provinciale del Pd, ora anche assessore a Palazzo Cernezzi, si giocava moltissimo con queste elezioni dopo le polemiche interne al partito per la gestione del dualismo Rita Livio-Alberto Gaffuri risolto all'ultimo con le primarie e per il doppio ruolo che ora riveste ufficialmente. Alla fine, lei è in giunta e tuttora alla guida del partito, e Rita Livio (su cui puntava) è presidente della Provincia. Bottino quasi pieno. (Menzione d'onore per il consigliere regionale Luca Gaffuri, impossibile da scindere dalle decisioni importanti del Pd, mentre stranamente non si hanno notizie dei deputati Chiara Braga e Mauro Guerra).

Guido Rovi - Il civatiano doc del Pd (ala interna intorno al 19%) è visto da ampi settori del partito come l'angelo guastafeste, vista l'appartenenza alla corrente più critica verso i vertici renziani nazionali e non soltanto. Non è un mistero che molti, ai vertici dei dem lariani, non avrebbero affatto pianto per una sua esclusione dal consiglio provinciale. Invece (a dispetto del pasticcio che potrebbe riguardarlo indirettamente per il giallo sull'elezione di Alberto Crippa e non di Guido Frigerio), Rovi ce l'ha fatta e il suo ingresso a Villa Saporiti non è in discussione. Rovi porterà il verbo civatiano anche a Villa Saporiti (e qualche mal di pancia in più per i vertici provinciali).

Alessandro Fermi  e Andrea Maspero - Molti eccepiranno su questa scelta, visti i risultati pratici del voto. Giusto: tecnicamente stiamo parlando di due sconfitti, senza alcun dubbio. Ma se è vero che materialmente il coordinatore provinciale di Forza Italia stringe un pugno di mosche in mano (il candidato alla presidenza ha perso e il centrosinistra ha la maggioranza autosufficiente in consiglio), non si può negare che i numeri restituiscono un partito abbastanza in salute e ancora ben radicato tra gli amministratori locali. Se poi - come pare - alcuni consiglieri comunali canturini vicini a Provincia Civica avessero rispettato gli accordi pre-voto di cui si narra, forse la storia sarebbe diversa. Giudizio tutto sommato positivo anche per Andrea Maspero, battuto dalla Livio ma che nei 723 amministratori (contro 590 della sfidante) che hanno votato per lui può trovare oggettivi motivi di soddisfazione (non ponderata, naturalmente).

CHI PERDE

Lega Nord - Male, il Carroccio. Un solo consigliere provinciale, ultimo tra i partiti con 10.707 voti, totalmente assente sia prima che dopo il voto in termini politici ma direi anche fisici (a parte uno stoico Giampiero Ajani, che ieri in Provincia segnava lo scrutinio voto per voto e ci ha messo la faccia). La rinascita del Carroccio, che con l'addio di Leonardo Carioni saluta la Provincia dopo anni di strapotere, sembra lontana.

Provincia Civica - In realtà, sarebbe ingiusto affermare tout-court che sia andata male la lista ideata dal sindaco di Cantù, Claudio Bizzozero. Dodicimila voti sono un risultato da tenere presente, soprattutto per un movimento nato quasi dal nulla pochi mesi fa. Alla fine dei conti, però, l'uomo simbolo - il sindaco di Fino Mornasco, Giuseppe Napoli - è rimasto fuori, così come l'altro volto noto Alessandro Rapinese. Entra un solo eletto (Emanuele Mambretti) e la sensazione di una mancanza totale di linea politica (al confine con l'anarchia) è il contrappunto non positivo a una libertà d'azione forse maggiore rispetto agli altri soggetti in campo. Da valutare la tenuta del progetto nel tempo.

L'altro centrodestra - Forza Italia a parte - e detto della Lega - lo scenario complessivo della coalizione che un tempo dominava il Lario è desolante. Nuovo Centrodestra spaccato come una mela - vabè, facciamo un mandarino - Fratelli d'Italia annegato nella lista forzista ma senza alcuna visibilità specifica né elezione da celebrare (sebbene il consigliere regionale Francesco Dotti sottolinei un potenziale 10-12% da attribuire proprio alla lista), non un barlume di potenziale "rassemblement" in vista del futuro. Se è vero che per pochi voti queste elezioni potevano andare anche diversamente, l'eredita del passato sembra sempre più sbiadita. E, oggi, pesa tutta sulle spalle di Alessandro Fermi (oltre a Silvio Berlusconi e Gianluca Rinaldin).

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