mercoledì 22 ottobre 2014

Scuole scoperte, pochi uomini a volte insultati e picchiati, notti deserte: il feroce esordio in aula (che non s'è filato nessuno) di Paolo Frisoni sui vigili


A partire dal sottoscritto, praticamente nessuno si è “filato” il primo discorso ufficiale del neoassessore alla Polizia locale, Paolo Frisoni, pronunciato lunedì sera in consiglio comunale. Pecca grave.
Perché – sebbene annegando i concetti taglienti nel tono da papà buono che Frisoni ha di natura e che un pochino inganna – come gli è altrettanto tipico l’assessore ha invece fatto un’analisi lucida, spietata e complessivamente ben poco allegra delle condizioni reali in cui versa il Corpo di Como.

L’occasione era la discussione in aula di una mozione (poi approvata) che chiedeva l’istituzione del vigile di quartiere, proposta in realtà già contenuta nel programma del centrosinistra, mai attuata fino in fondo per carenza di uomini e fondi e che per ora pare destinata appunto a rimanere utopia. Le parole di Frisoni, in tal senso, sono inequivocabili.
“Ho esaminato il piano occupazione del Comune di Como e non migliora di molo la situazione attuale. E’ vero che si è concluso con successo l’inserimento del nuovo comandante e questo è molto positivo, ma il quadro di oggi non permetterà affatto tempi brevi per l’istituzione di distaccamenti della polizia locale nelle sedi delle ex circoscrizioni, a meno che nel prossimo bilancio non si faccia variazione o una previsione per il 2015 di capitoli di spesa per nuove assunzioni”.

In realtà, però, Frisoni ha fatto un discorso anche molto politico, poiché ha sostanzialmente bocciato l’idea stessa del singolo vigile di quartiere. “Ho qualche remora che un vigile fisso sia la panacea di tutti i mali, non sempre è la cosa migliore. Io infatti parlo di distaccamenti nei quali gli agenti possono cambiare e si evitano certe “incrostazioni” che nel passato non hanno resto del tutto positive le sperimentazioni”
L’assessore poi ha sfatato il mito del “vigile di quartiere panacea di tutti i mali”: “Molti interventi richiedono intervento di altre forze o almeno il coordinamento con altre forze. Ci sono situazioni che non possono essere affrontate dalla polizia municipale, serve un lavoro di collaborazione con altre forse e non illudiamoci che con l’agente di polizia locale i quartieri diventino modelli di sicurezza”.

Dopo aver sottolineato che “per ora bisogna andare avanti con quello che abbiamo, anni fa i vigili erano 120, ora siamo a 80. Sono state ridotte le presenze davanti a certe scuole, ora gli agenti stanno solo davanti a quelle più pericolose e il comandante cercherà di riprendere i contatti con le associazioni volontarie per ottenere una minima collaborazione e quindi liberare agenti per le strade”.
“Inoltre – ha aggiunto Frisoni - non abbiamo ancora in certe sere la presenza degli agenti davvero sulle 24 ore e purtroppo, da quel che so, qualche fascia di popolazione (presumibilmente vandali o spacciatori, ndr) sa questa cosa e ne approfitta perché il senso civico non sempre esiste”. Frisoni poi ha sottolineato come gli agenti siano in taluni casi stati “insultati, picchiati, non rispettati e chi li chiama Rambo o contesta che abbiano un’arma usa immagini che proprio non sono adatte ai nostri uomini”. Disarmante il quadro sul servizio delle telecamere, dove “siamo vicini a una su due non funzionante, ma comunque lo strumento elettronico è un ausilio ma non può risolvere tutto”.

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