Come sta davvero il Casinò di Campione? Benino. Anzi, malissimo.
Comozero vi offre tutti i numeri più significativi dell'ultimo bilancio della casa da gioco, peraltro in un momento topico. Come noto, infatti, entro il 31 dicembre 2014 tutti i soci pubblici (Province di Como e Lecco, Camere di Commercio di Como e Lecco) avranno definitivamente ceduto tutte le quote di proprietà al Comune di Campione, che diventerà l'unico "ombrello" societario sotto il quale sarà controllato il Casinò. Un modo, forse - ma nessuno è pronto davvero a scommetterci - per regolare in maniera più logica l'assurdo rapporto di oggi. Quello che, soltanto nel 2013, ha visto la casa da gioco versare nelle casse municipali la quota slegata da ogni senso di realtà di 43 milioni di euro. Somma che ha contribuito in maniera determinante ad affossare il bilancio della casa da gioco che l'anno scorso ha chiuso con un un rosso di 23 milioni.
Ma se i problemi fossero tutti qui, tutto sommato il futuro sarebbe roseo. Non è così a dispetto di un'azione intensiva da parte dell'amministratore delegato Carlo Pagan (311mila euro di compenso annuo) per rilanciare la casa da gioco e tagliare i costi. Con qualche buon risultato: il raggiungimento del 30% della quota di mercato della casa da gioco, la riduzione del costo del personale da 58 a 47 milioni (tramite contratti di solidarietà in scadenza e in fase di rinegoziazione in queste ore), la riduzione dei costi netti di gestione attestati a 73 milioni (10 in meno del 2012), l'aumento della copertura dei costi tramite proventi diretti dal gioco, l'aumento degli ingressi 2013 del 2,2% e una sostanziale trincea eretta sul fronte di molte altre voci in caduta libera, soprattutto se paragonate alle altre case da gioco italiane. Ma proprio questo è l'anello di congiunzione con i problemi enormi e strutturali che deve affrontare il Casinò di Campione per non affondare.
Dal bilancio 2013 e dai verbali dell'assemblea dei soci del 28 luglio 2014, infatti, emerge il quadro complessivo in cui si muove la casa da gioco. In una parola: in caduta libera.
Prendiamo la flessione generale del mercato dei giochi dal 2007 al 2013: se 7 anni fa i tavoli fruttavano 203 milioni e le slot 312 (515 totali) lo scorso anno le cifre erano scese rispettivamente a 124 e 184 (308 totali). Un crollo devastante. Campione ha risentito meno della tendenza generale rispetto ad altri, ma dal 2010 al 2013 i milioni "persi per strada" nell'enclave sono comunque stati 23 (da proventi da gioco pari a 113 milioni nel 2010 si è passati a 90 stabili di 2012 e 2013). Peraltro, stabili sui 100 milioni anche i proventi complessivi.
Veniamo al mercato di riferimento per la casa da gioco italiana: quello ticinese.
E' vero, come sottolinea Pagan, che i dati di Campione sono migliori di quelli di Lugano e Mendrisio. Ma la battaglia si gioca sulla riduzione delle perdite, non su conti positivi. Negli ultimi 4 anni, la media del calo dei proventi (in franchi svizzeri) è del 12,85% per le case da gioco svizzere e del 10,82% per Campione. Che significa 45 milioni di franchi volatilizzati tra 2010 e 2013.
Capitolo valore e costi della produzione. Anche qui, al netto dell'operato incisivo di Pagan, i numeri parlano da soli per il 2013. Il valore della produzione dello scorso anno ammontava a 58 milioni di euro (62 nel 2012) ma i costi della produzione sono all'astronomica quota di 82 milioni: differenza negativa di 24 milioni, non proprio noccioline. E qui veniamo al personale: 544 dipendenti, costo 2013 di 47 milioni di euro (11 meno del 2012 in virtù del già citato contratto di solidarietà). Numeri oggettivamente non sostenibili per nessuno.
- Domanda finale: pur dando atto al management campionese di sforzi reali per riportare in salute quell'enorme cubo di cemento piazzato in un paesino di 2mila anime, con queste tendenze e queste cifre davvero si può celebrare un casinò che scoppia di salute come sovente si legge a Como?
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