venerdì 3 ottobre 2014
Introzzi astenuta e critica, Iantorno e Magatti assenti. Giunta dimezzata: su Libeskind hanno deciso in 5
Ora viene fuori che l'approvazione al progetto di Daniel Libeskind proposto dagli Amici di Como per la diga foranea è stato approvato da una giunta comunale sostanzialmente dimezzata. Lo apprendo io per primo oggi stesso.
Per farlo, è bastato recuperare l'indirizzo operativo approvato dall'esecutivo di Mario Lucini il 27 agosto scorso per scoprire una realtà molto più variegata rispetto al consenso monolitico che in molti si sforzano di tramandare ai posteri. Scorrendo assenze, presenze ed esito della discussione sul progetto e sulla proposta di donazione dell'opera, infatti, si scoprono innanzitutto due assenze: una dell'assessore al Patrimonio Marcello Iantorno (Pd) curiosa di per sé, visto che il monumento - una volta installato - entrerà a pieno titolo nel patrimonio del Comune di Como (ma l'interessato, tendenzialmente favorevole, era al mare). Poi si scopre che coerentemente con i dubbi e le perplessità sull'operazione nel suo complesso, anche l'assessore all'Ambiente, Bruno Magatti (Paco-Sel), era assente in quella fatidica riunione.
Ma la vera chicca è la terza. E cioè la posizione dell'assessore al Commercio di Palazzo Cernezzi, Gisella Introzzi. La quale, come potete leggere anche nella scarna paginetta che compone il documento in alto, si è astenuta "ravvisando la mancanza di sufficienti elementi di valutazione e, in particolare, di un confronto allargato". Una bordata, per quanto elegantemente vestita, rispetto al metodo scelto da sindaco, assessore e Amici di Como per tutta la vicenda.
A conti fatti, dunque, su un totale di 8 membri di giunta (7 assessori più il sindaco), all'indirizzo operativo "condiviso" e non "approvato" hanno dato l'assenso soltanto in 5: il primo cittadino e gli assessori Lorenzo Spallino, Silvia Magni, Luigi Cavadini e Daniela Gerosa. Qualcosa di ben lontano da un'unanimità di intenti e non proprio un granché in senso assoluto visto che la questione non arriverà nemmeno in consiglio comunale e ha come unico precedente un altro indirizzo di giunta (ai tempi assente soltanto Giulia Pusterla) nel quale si avviava la collaborazione con privati per la donazione.
Insomma, la posa dell'opera di Libeskind - estremizzando ma nemmeno troppo - è stata decisa in via ultimativa da 5 persone su 83mila abitanti, Amici di Como esclusi.
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Ecco, bene. Coloro della Giunta che hanno condiviso la "grande opera" risponderanno personalmente dei danni che ne potranno derivare.
RispondiEliminaVerissimo, ecco i nomi e i cognomi dei responsabili. Teniamoli ben a mente.
RispondiEliminaAssolutamente. A costo di intraprendere una causa "comune"
RispondiEliminafacciamo un'attenta analisi? Il Sindaco in pectore allergico al dibattito, ovvero l'ass Spallino, ha spinto e promosso l'operazione, l'assessore ai Lavori Pubblici, professionista, evita di criticare e contestare, il Sindaco su questo tema si è limitato a qualche dichiarazione alla stampa, l'assessore alla Cultura, impegnato a portare visitatori a Villa Olmo, non poteva che esprimere voto favorevole ed in ultimo il vicesindaco non poteva ovviamente esprimere parere contrario rispetto al Sindaco. Spesso non mi sono trovato d'accordo con l'ass. Introzzi ma, questa volta, condivido le sue riflessioni: si tratta di un metodo totalmente sbagliato ma d'altronde non ci si poteva aspettare altro dall'Assessore che poco apprezza il dibattito ed il confronto
RispondiEliminaLibeskind è a casa a New York, una città con ZERO edifice di Libeskind, perché ognuno odia i suoi brutti disegni . E ora sta ridendo di politici e cittadini di Como che hanno accettato la sua idea riciclata!
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