venerdì 3 ottobre 2014
Paratie, Corte dei Conti indaga su 2,9 milioni a Sacaim. Lucini: "Doveva pagare anche la Regione"
Cosa dice il sindaco di Como, Mario Lucini, sulla ripresa dell'indagine della Corte dei Conti per le paratie?
Rispondendo a una precisa domanda di Comozero nel giorno della presentazione della terza perizia di variante, il primo cittadino ha parlato di uno dei temi potenzialmente sotto la lente della magistratura contabile che, nelle ultime ore, ha acquisito nuova documentazione relativa al cantiere calvario sul lungolago.
"Non sappiamo a che punto sia l'indagine - ha affermato Lucini - Noi comunque abbiamo la coscienza a posto, abbiamo fatto ogni passo per il bene della città". Le carte sulle quali la Corte dei Conti ha puntato i fari, in particolar modo, riguarderebbero l'accordo bonario stretto tra amministrazione e Sacaim l'anno scorso. Si tratta di un versamento all'azienda veneziana di 2,9 milioni, a chiusura di un lunghissimo contenzioso sui ritardi ai lavori (dovuti in gran parte ancora alle vicende del muro) e su una serie di opere impreviste per le quali i privati avrebbero sostenuto più costi di quanto dovuto originariamente in base al contratto. Una goccia nel mare dei 33 milioni totali a cui è arrivato il cantiere-calvario. Ma sono le modalità di reperimento fondi e saldo che ora sono all'attenzione dei magistrati.
Qualcuno si ricorderà che prima ancora dell'accordo - che nacque nell'ambito di un arbitrato a tre, con rappresentanti di azienda e Comune oltre a un tecnico neutro - era sorto un problema non di poco conto: il Comune non aveva materialmente i soldi in cassa per saldare la cifra stabilita dall'intesa, ma al contempo la Regione - che pure ha finanziato con 11,5 milioni supplementari i lavori veri e propri - aveva sempre espresso radicale contrarietà a intervenire economicamente nella contesa che riguardava amministrazione e privati. Ma è su questo punto, molto probabilmente, che ora è insorto il problema. Lo fa intuire lo stesso Lucini
"Noi ritenevamo che il pagamento dell'accordo bonario spettasse in parte anche alla Regione - ha dichiarato il sindaco - Eppure, nonostante questo, pur di non paralizzare l'avanzamento del cantiere abbiamo poi proceduto interamente noi al pagamento. Ci siamo assunti delle responsabilità di cui non mi pento, perché è stato ritenuto più importante chiudere quell'accordo a costo di un grosso sacrificio, altrimenti tutto sarebbe rimasto bloccato". Insomma, Lucini è piuttosto esplicito: secondo lui quei costi sarebbero dovuti essere sostenuti in parte anche dal Pirellone, che invece si è rifiutato di "mettere becco" nella contesa Comune-azienda e ha lasciato il pagamento interamente sulle casse di Palazzo Cernezzi. Che, però, non aveva materialmente i soldi per procedere a un simile saldo, se non attingendo dai fondi regionali (vincolati, però, ad altri capitoli di spesa relativi al cantiere). Dove abbia trovato i soldi il Comune di Como - e per coprire quali spese contenute nell'accordo bonario - è dunque l'aspetto che probabilmente è finito sotto la lente della Corte dei Conti nell'ambito dell'indagine.
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I soldi li hanno trovati rapidamente togliendoli alla manutenzione delle strade e dei marciapiedi: loro a cuor leggero, noi a piede malfermo.
RispondiEliminaCommento che rende l'idea della scarsa conoscenza del funzionamento dei bilanci degli enti pubblici a poste vincolate.
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